Direzione Comunale PD Forlì – Conferenza delle donne democratiche

2+2 non sempre fa 4

Nonostante la mia laurea in statistica e la mia professione di informatica tradiscano una certa simpatia per i numeri, ho sempre pensato che in politica le alleanze costruite sulla somma algebrica di percentuali, soprattutto se basate su sondaggi, siano eticamente sbagliate oltre che destinate al fallimento materiale.

L’esperienza dei governi Prodi dovrebbe averci insegnato qualcosa.

E anche l’esperienza positiva, soprattutto per il vincitore Bersani, delle primarie dello scorso ottobre.

Sapevamo tutti cosa pensava su questo argomento Bersani, ma sinceramente speravo che per la scelta delle candidature per le regionali le cose andassero diversamente.

Sia Veltroni sia Franceschini sono stati accusati, anche da Bersani, di scarsa chiarezza e determinazione nel prendere posizioni sui problemi.

Bersani è stato votato da molti anche perchè dava l’idea di essere un uomo “tutto d’un pezzo”, concreto e con le idee chiare.

Ma finora non mi sembra sia stato all’altezza delle aspettative, soprattutto per quanto riguarda la delicata questione delle candidature per le regionali in Lazio, Puglia e Calabria (e forse anche in Campania) dove la situazione, per motivi diversi, è decisamente critica.

L’intervista a Ignazio Marino pubblicata ieri su “L’Unità” comincia con questa frase: “Chi ha paura delle primarie?”.

Sappiamo bene che Bersani non è mai stato un fan delle primarie anche se nell’ultima fase della campagna congressuale aveva preso una posizione più morbida.

Ma dopo averle vinte con un discreto margine fra gli iscritti e non, perchè adesso è così restio a dare nuovamente fiducia ai suoi elettori che solo 2 mesi fa l’hanno premiato?

Invece che tentare accordi a tavolino con l’UDC, che oscilla tra destra e sinistra o la solitudine a seconda della convenienza elettorale, con cui dal punto di vista dei programmi non abbiamo un granchè in comune se non la semplice e triste spartizione di incarichi e poltrone di cencelliana memoria, perchè non cerchiamo di recuperare quei 4 milioni di voti persi con una politica più chiara e netta su alcuni temi cari al centro-sinistra proprio come tutti e tre i candidati segretari avevano promesso durante il congresso?

Perchè dobbiamo assistere al triste spettacolo del tira-e-molla in Puglia?

Perchè in Calabria dopo aver vinto il congresso con il 78% dei voti si aspetta l’accordo con l’UDC per trovare il candidato? Forse perchè in questo caso il 78% non è un tutt’uno ma la somma di tante piccole percentuali ognuna delle quali vuole la sua parte?

Ci siamo già dimenticati del grande regalo che ci hanno fatto 3 milioni di elettori che, NONOSTANTE TUTTO, il 25 ottobre sono andati a votare nella speranza che questa fosse la volta buona, quella della svolta vera?

Li vogliamo schifare del tutto perdendo anche l’ultimo briciolo di credibilità?

Come ho già letto da qualche parte, se la strategia si deve basare sulla vittoria numerica, allora perchè non ci alleiamo con il PDL e la Lega?

Non è per questo tipo di politica che è nato il Partito Democratico e non per questo tipo di politica che mi sono iscritta al Partito Democratico.

Se non si riesce a trovare una soluzione condivisa a livello di dirigenza, l’unica strada percorribile è chiedere ai nostri elettori cosa ne pensano, visto che saranno loro che dovranno mettere la croce sulla scheda il prossimo marzo.

Il tempo rimasto non è molto ma spero che alla fine il buon senso prevalga e si tenti il tutto e per tutto per non lasciare andare alla deriva questo Partito e il nostro Paese.

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