Direzione Comunale PD Forlì – Conferenza delle donne democratiche

CRONACHE DALLA CALABRIA 2009 – Terza puntata

LE INFILTRAZIONI MAFIOSE IN POLITICA E IN ECONOMIA

Di seguito tre articoli tratti da CalabriaOra del 22 e 23 agosto sulle inchieste e gli arresti di esponenti della ‘ndragheta in Italia e in Europa.

 

“L’EXPO E’ L’AFFARE PIU’ CONSISTENTE” – Paolo Pollichieni

 

Probabilmente Vincenzo Macrì, procuratore aggiunto presso la DNA e magistrato di particolare esperienza nel campo della criminalità organizzata e, segnatamente, nelle inchieste sulla ‘ndragheta calabrese, è proprio stanco di aver ragione “dopo”.

Nella primavera del 2008 fu tra i primi ad evidenziare che le cosche “storiche” della ‘ndragheta calabrese avevano non solo consolidato la loro presenza nelle regioni del Nord ed in particolare in Lombardia, ma si accingevano ad un ulteriore salto di qualità sia sul fronte della penetrazione politico-amministrativa che su quello dell’affrancamento dai controlli dei vertici criminali operanti in Calabria. In tanti nicchiarono, alcuni per “gelosia di mestiere”, altri per l’interesse di non vedere puntati i riflettori sulle zone d’ombra dove le sinergie tra criminalità mafiosa ed imprenditoria disponibile stringevano nuovi accordi.

L’ostinazione dei fatti porta, in queste settimane, quelle stesse istituzioni che nicchiavano, ad ammettere che l’allarme c’è, è fondato ed occorre correre ai ripari.

Anche qui però residua il dubbio che anche le odierne ammissioni siano frutto di calcolo e non già di reale interesse ad agire con forza per contrastare lo strapotere delle cosche.

Sta di fatto che prima il sindaco Moratti ha dovuto rivedere le sue posizioni (“qui la ‘ndragheta non esiste”), poi il governatore Formigoni ha dovuto parlare di “movimenti sospetti che inducono a stare in allerta” ed infine il Corriere della Sera “scopre” che anche un giallista internazionale quando ha avuto interesse a vedere la ‘ndragheta da vicino non è andato nè a San Luca nè a Platì, risparmiandosi un viaggio infernale, ha potuto studiare ‘ndragheta e ‘ndraghetisti fermandosi a Buccinasco, un tiro di schioppo da Milano.

 

D. Lecito chiederle, dottor Macrì, se ha provato soddisfazione nel leggere il Corriere della Sera descrivere della missione a Buccinasco dello scrittore Forsith, peraltro nel pezzo era citata anche la sua relazione all’Antimafia.

R. Nessuna soddisfazione, non avevo certo bisogno di conferme a quanto ho detto un anno fa quando parlai di Milano capitale della ‘ndragheta. La mia non era una premonizione, nè uno scoop, era solo la constatazione di quanto avevo appreso sul campo in 15 anni di esperienza presso la DNA. Anni nel corso dei quali ho seguito decine e decine di processi delle Direzioni distrettuali antimafia a Milano, Brescia, Torino, Genova e Bologna. C’è semmai amarezza del ricordare le polemiche che le mie dichiarazioni suscitarono. Dovute in parte ad ignoranza, in parte a malafede ed in parte, ed è la cosa peggiore, a spirito polemico, per partito preso.

 

D. I fatti sono ostinati, ammoniva Churchill, ma a volte serve un lungo periodo per vederne l’affermazione, tutto sommato lei ha dovuto aspettare appena un anno.

R. E’ ovvio che lo sviluppo dei fatti non poteva che confermare le cose che dissi e infatti nel corso di questo ultimo anno abbiamo avuto una serie di conferme sia attraverso le indagini, sia attraverso coraggiose inchieste giornalistiche (voglio ricordare qui quelle di CalabriaOra e del mensile Narcomafie) sia da una serie di segnali che ora provengono da ambienti istituzionali che sino a ieri negavano l’esistenza di una problema di ‘ndragheta in Lombardia.

 

D. La stessa ‘ndragheta, del resto, ha provveduto a fornire ulteriori conferme attraverso la catena di omicidi avvenuta in Lombardia che testimonia uno scontro nell’ambito del riposizionamento delle cosche, proprio in Lombardia, in vista di affari futuri. Vero?

R. E’ uno scontro aspro che ancora  potrebbe essere solo agli inizi. Sono stati uccisi a Milano e dintorni boss di grande rilievo. Delitti che vanno letti proprio nell’ottica di una selezione interna per gli affari da gestire. Grandi appalti tra questi…

 

D. C’è anche l’Expo?

R. Sicuramente, anzi è l’affare più consistente. Superiore per importo complessivo allo stesso Ponte sullo Stretto.

 

D. C’è il coordinamento necessario per contrastare questa situazione?

R. C’è ma va sicuramente rafforzato. Bisogna superare le ultime sacche di resistenza delle Procure ancora riottose ad accettare un coordinamento incisivo. Occorre soprattutto un intervento coordinato di tipo giudiziario anche in quelle Procure che ancora non hanno maturato una sensibilità su questi problemi.

 

D. E c’è anche la volontà politica per intervenire con la dovuta fermezza e determinazione?

R. Oggi la vera volontà del governo di contrastare il fenomeno mafioso si misura proprio con l’impegno nel Nord del Paese e non nel Sud. E’ su quel terreno che potremo effettivamente verificare la volontà del governo di contrastare il fenomeno mafioso ed è lì che si misurerà l’efficacia delle norme che sono state introdotte nei due pacchetti sicurezza e su quelle che verrano introdotte con le annunciate riforme del codice penale e delle intercettazioni.

 

D. Dovessimo giudicare da quanto è avvenuto con il Comune di Fondi non c’è da stare allegri…

R. Situazione come quella di Fondi sono destinate a moltiplicarsi anche nel cuore d’Italia. Fondi è una cartina al tornasole per verificare la voglia di contrastare infiltrazioni così massicce. Si tenga presente  che fino ad oggi tutti gli enti comunali sciolti per mafia fuori dalla Calabria erano oggetti di infiltrazioni da parte della ‘ndragheta calabrese. Ricordo i casi di Bardonecchia e Netttuno: sempre e solo ‘ndragheta.

 

D. Ed ora scopriamo che a Buccinasco…

R. Che Buccinasco fosse la Platì della Lombardia lo sapevamo da decenni e nei primi anni Novanta lo spiegò bene il pentito Saverio Morabito. Da allora si è rinforzata. Barbaro, Papalia e Sergi sono sempre più padroni di quel territorio. Negare l’esistenza dei problemi serve solo a farli crescere e coloro che negano il problema asserendo di amare le loro città in effetti ne cagionano la irreversibile rovina perchè creano il presupposto per danni irreparabili.

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