Direzione Comunale PD Forlì – Conferenza delle donne democratiche

CRONACHE DALLA CALABRIA 2009 – Quarta puntata

“UN CARICO” al cantiere della Provincia

 

Le ‘ndrine sono ormai ramificate da anni nel territorio milanese e si muovono in due direzioni parallele: il traffico di cocaina e gli affari leciti con imprese legate a prestanome. E’ l’edilizia il settore che fa “gola”: pochi controlli, molti cantieri. Così, per polizia e carabinieri, il 70% del movimento terra a Milano – scrive Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera – finisce tra subappalti e “noli a freddo” (commesse che non richiedono certificazioni antimafia) per cadere – anche inconsapevolmente – nelle mani delle cosche. E capita allora che imprese legate agli Strangio, la stessa famiglia della strage di Duisburg (6 morti il 15 agosto 2007), finiscano poche settimane fa a “fare qualche carico di terra” al “Cantiere del nuovo” della Provincia in via Soderini. Nei dialoghi in calabrese stretto – secondo le indagini – di forniture di cemento della nuova metropolitana, dei carichi di terra da muovere da una parte all’altra di Milano. L’inchiesta sull’Expo sottolinea quello che era un fatto già noto: le mire della ‘ndragheta sui lavori. Si parla di grandi opere, di appalti e subappalti. Proprio la Dia – aggiunge Giuzzi in un articolo pubblicato ieri nell’edizione milanese – quest’anno ha controllato una cinquantina di imprese sospette e ritirato una ventina di certificati antimafia. Il sindaco di Buccinasco, Loris Cereda, difende la città sulle colonne del Corsera: “C’è un passato pesante, ma Buccinasco non è in mano alle cosche”. Tre mesi fa il consigliere comunale del Pdl Luigi Iocca è finito in un’inchiesta per riciclaggio. La sua posizione è stata stralciata. Ancora il Sindaco: “La città è sempre nel mirino mediatico e per questo è in prima linea per la legalità”.

 

 

DOPO DUISBURG IN EUROPA MAGGIOR INTESA TRA POLIZIE – Lucio Musolino

 

“L’arresto in Olanda del latitante Gianluca Racco conferma che il problema della ‘drangheta riguarda non solo la Calabria ma tutto il mondo occidentale e in particolare l’Europa”.

Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Nicola Gratteri ha illustrato ieri mattina i dettagli della brillante operazione dei carabinieri che, la notte del 20 agosto, hanno girato le manette ai polsi all’esponente della cosca Commisso sulla cui testa pendeva una condanna all’ergastolo per l’omicidio di Giuseppe Muià (1999) e per il tentato omicidiodi Cosimo Pezzato (1997).

Il latitante è stato scovato dalla sezione Catturandi provinciale reggino (diretta dal ten. Marco Montemagno) che ha operato d’intesa con i funzionari dell’Interpol e con la polizia olandese.

Gianluca Racco si nascondeva ad Aalsmeer, un paesino a pochi chilometri da Amsterdam e dal quartiere Diemen dove sono stati arrestati i latitanti Giovani Strangio e Francesco Romeo.

Inserito nella lista dei 100 latitanti più pericoli d’Italia e protagonista della faida di Siderno, Racco si muoveva liberamente in scooter.

Ritornando alla conferenza stampa tenuta al Comando provinciale dell’Arma, il procuratore aggiunto Gratteri ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra le varie polizie europee. Collaborazione che, dopo l’arresto del superlatitante Strangio nei mesi scorsi, sta registrando sempre più risultati positivi.

“I latitanti che non hanno la responsabilità di reggere un locale di ‘ndragheta – ha dichiarato il magistrato – sono continuamente in movimento nel Nord e nel Centro Europa per gestire i traffici di cocaina. I controlli serrati delle forse dell’ordine in provincia di Reggio Calabria spingono i latitanti ad andare al nord dove i controlli sono più blandi e dove possono curare gli interessi della cosca nel settore degli stupefacenti. Per l’arresto di Racco c’è stata una grande collaborazione della magistratura olandese. E’ l’ennesima conferma che la Procura di Reggio Calabria è riuscita a intessere buoni rapporti con le maggiori, e migliori, polizie e procure del mondo.”
Gratteri ha, infine, sottolineato l’importanza che hanno assunto per l’arresto di Racco le intercettazioni telefoniche “che speriamo di potere utilizzare ancora perchè rappresentano il mezzo più importante per l’accertamento dei reati”. […]

 

 

CONCLUSIONI PERSONALI

E’ fondamentale scardinare l’immagine pittoresca e un po’ “romantica” delle mafie fatte da picciotti con il basco e la lupara. Gli addetti ai lavori lo sanno, ma la gente comune e anche molti amministratori sembrano non essere ancora consapevoli che la criminalità organizzata si è evoluta ed oggi è diffusa e dissimulata in ogni strato della società e dell’economia, a volte sotto una apparente facciata di normalità (vedi alcune catene di pizzerie in Germania o le infiltrazioni nelle amministrazioni pubbliche anche non meridionali).

E questi articoli vogliono essere l’ennesima testimonianza, se ce ne fosse ancora bisogno, anche dell’importanza della collaborazione tra inquirenti e polizie e delle intercettazioni telefoniche (che qualcuno vorrebbe limitare in un nome della protezione della privacy!)

Altri articoli della stampa locale riportano i casi di strozzini che obbligano le proprie vittime a richiedere contributi UE per le proprie aziende per poi chiederne una percentuale una volta ottenuti.

Da più parti si segnala il pericolo, in un momento di forte crisi economica come quello che stiamo vivendo, di infiltrazioni mafiose in ditte e aziende in difficoltà, essendo in questo momento la criminalità organizzata l’unica realtà ad avere grandissime disponibilità di denaro liquido, frutto per lo più del traffico di droga.

A maggior ragione quindi deve essere forte per amministratori pubblici e privati il richiamo al massimo rigore e alla massima trasparenza nella gestione della cosa pubblica e delle aziende (e quindi dei nostri posti di lavoro); perchè ognuno di noi, anche al Nord, praticando e diffondendo la cultura della legalità e della trasparenza può contribuire alla lotta contro la criminalità organizzata.

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